
Solchi Sperimentali. Intervista a Riccardo Ruggeri, voce dei Syndone
Complesso, intricato come un labirinto, un tributo al Prog più classico ma anche un lavoro che segna un’evoluzione stilistica e artistica importante.
Eros & Tanathos, ultimo album dei Syndone, rappresenta il punto d’approdo della nuova formazione torinese, rinfrancata dalla stabilità fornita dall’ingresso di Riccardo Ruggeri alla voce. Un porto che però non può essere che di passaggio nella carriera dei Syndone, che dalla lezione degli anni ’70 non hanno appreso solo gli stacchi di synth e gli inseguimenti fra mellotron e moog, ma anche l’indole sperimentale.
Una rilettura laica, dal sapore etnografico, del Cantico dei Cantici, libro comune all’Antico Testamento ed alla Bibbia ebraica, Eros & Tanathos si differenzia da molti dischi dello stesso genere per la pervasività delle parti vocali.
In ogni traccia, Riccardo Ruggeri recita il ruolo dell’Anfitrione: introduce le strutture della canzone, ingaggia i duelli con le tastiere del padre fondatore Comoglio, addomestica con il falsetto e graffia nel finale durante la sublime “Cielo Di Fuoco”, nella quale vi è il cameo di Steve Hackett (Genesis).
Siamo andati a farci due chiacchere proprio con il cantante dei Syndone, che da sei anni ormai fa parte in pianta stabile della formazione torinese, per capirne di più su uno dei dischi più interessanti degli ultimi anni.

Syndone
Alessandro Bastianelli: Ciao Riccardo, entriamo in medias res in Eros & Tanathos, disco complesso e raffinato sin dal titolo. Com’è nata l’idea di scavare nel dualismo amore-morte?

Eros & Thanatos
Riccardo Ruggeri: Da una mia curiosità e dalla mia passione per l’etnomusicologia.
Sia chiaro, non sono un intellettuale, né un “professorone”, ma solo uno “zingaro” del pensiero, un vagabondo della cultura che si imbatte nelle sue curiosità quasi per caso, le fa proprie e le studia per pura passione. È successo esattamente così quando ho letto l’interpretazione che lo studioso Guido Ceronetti aveva fornito del Cantico dei Cantici nella sua introduzione al libro.
Se poi ci metti che, in fondo, sono un cantautore, ho pensato che fosse proprio il caso di cantarmela e suonarmela – come si dice in gergo – insieme al gruppo con il quale collaboro ormai da anni.
Le parole del Cantico dei Cantici ti restano dentro, ed il dualismo del libro si esprime bene nella frase “l’amore è duro come la morte”, dalla quale ne abbiamo tratto una canzone. Il nostro è uno sguardo laico su di una particolare interpretazione di questo testo sacro.
Alessandro Bastianelli: Nonostante la vocazione laica, ci sono molti richiami alle atmosfere sacre nel disco, soprattutto nei pattern vocali; il sacro lo troviamo anche nelle liriche e nelle parti strumentali?
Riccardo Ruggeri: Dovresti rivolgere questa domanda, per quanto riguarda le parti strumentali, a Nik; è lui il vero demiurgo di tutte le nostre strutture! Più che al sacro, nel suo stile ci sono numerosi riferimenti alla musica classica, frutto delle sue esperienze antecedenti ai Syndone. Posso risponderti per quanto riguarda le liriche, dove il sacro è solo un’illusione, un’apparenza.
A noi non interessava l’aspetto sacro del Cantico dei Cantici, come ti ho anticipato; la stessa parola “Dio”, nel libro, non appare mai.
Seguendo l’interpretazione di Ceronetti e quelle di Joan Franz Budde e di Wetzenstein, il Cantico dei Cantici rappresenta un viaggio nelle tradizioni del territorio siriano: vi sono riassunti i rituali, le cerimonie e tutti i riti che afferiscono al matrimonio ed all’unione fra due esseri umani. Antropologicamente, Eros e Tanathos tratta di un tema tanto semplice quanto disarmante: l’amore fra due soggetti al di fuori del tempo e dello spazio.
Quando si cantavano le liriche del Cantico, lo si faceva in funzione della settimana del matrimonio, a noi interessava proprio questo: il rituale dietro all’unione di due esseri umani. Gli stessi canti erano fatti in funzione della settimana del matrimonio, era qualcosa più di rituale che sacro, ci interessava la cerimonia, non il messaggio sacro dietro.

Syndone
Alessandro Bastianelli: Se ti chiedessi di applicare la dicotomia amore-morte alla scena musicale italiana, in quale posto metteresti il vostro approccio avanguardistico? E chi metteresti all’opposto?
Riccardo Ruggeri: Amore e morte sono due tensioni inevitabili nell’esistenza.
Ponendomi nel lato dell’amore, penso che la musica debba abbellire il mondo: quando canto penso sempre di poter dare bellezza a quel che descrivo.
Se ti aspetti, però, che ti esprima questa dicotomia nelle forme di una lotta fra musica d’avanguardia e musica commerciale, dovrò deluderti: non esiste un genere superiore agli altri, degno di rappresentare l’amore contro la morte.
Per me “Tanathos” è la riva dove approdano tutte le strategie di marketing e di vendita che sviliscono la musica ed il suo significato. Non lo dico certo io per primo, ma oggi raramente si fa musica perché si vuole produrre dell’arte, si pensa troppo al profitto ed al guadagno immediato. Ne è un chiaro esempio la figura odierna del produttore, non un esperto di musica, ma di marketing, che deve solo fare soldi preoccupandosi poco – ancor meno che in passato – della qualità del prodotto.
Io con la musica voglio abbellire il mondo, Tanathos riassume in sé tutti i soggetti che vogliono venderlo.
Alessandro Bastianelli: Cielo di Fuoco è il pezzo che squarcia il disco. Qui si scorge per la prima volta la forma-canzone in evidenza sugli stacchi raffinati che invece comandano il resto del lavoro. È il pezzo che senti più tuo?
Riccardo Ruggeri: In realtà li sento tutti miei, anche a livello di strutture e melodie – nonostante le scriva Nik! Ormai siamo arrivati praticamente alla simbiosi.
Cielo di Fuoco è il pezzo forse più accessibile dell’intero lavoro, ideale per far sentire il cantante a proprio agio, mi sono emozionato riascoltandolo dopo la produzione e il mixaggio. Nik ha un po’ di paura a buttarsi nella forma canzone, ma credo che potessimo chiudere il disco unicamente in questa maniera, dando tranquillità all’ascoltatore. Questo perché solitamente, nel primo e nell’ultimo pezzo di un disco, si è in dialogo con l’ascoltatore. L’apertura e la chiusura sono i momenti in cui si comunica qualcosa in maniera diretta all’ascoltatore.
In Cielo di Fuoco tiriamo le somme: è una riflessione, una chiacchierata insieme all’ascoltatore, è un momento in cui parlo chiaro, in maniera diretta.
Alessandro Bastianelli: Accenni anche ad una colpa nel testo di “Cielo di Fuoco”.
Si, ma non lo faccio nei termini di un j’accuse: propongo unicamente un invito a non fermarsi alla prima apparenza, in qualsiasi ambito dello scibile.
Riccardo Ruggeri: Può rappresentare anche il dialogo fra me e chi ha ascoltato il disco e rimane contrariato della mia interpretazione.
Io chiedo solo di guardare oltre al proprio naso. Non farlo è forse una delle vere colpe dell’uomo. Steve Hackett in Cielo di Fuoco, Ray Thomas in L’urlo. Spiegaci come è nata e come si è sviluppata l’idea di queste due grandiose collaborazioni.
Con Thomas abbiamo una collaborazione attiva da diversi anni, anche nei dischi precedenti era transitato in alcune parti: ad esempio aveva inciso con noi alcuni pezzi con noi in Odissea. Parliamo di una storia che comincia prima che io entrassi nel gruppo, all’epoca se ne occupava Nik, quindi non saprei dirti bene della genesi di tutto ciò. Con Steve Hackett il discorso è molto recente.
Ad Hackett è stato recapitato del nostro materiale da una nostra conoscenza in comune, ha ascoltato ed apprezzato molto alcuni nostri demo e, quando gli hanno chiesto se fosse disponibile a offrire un contributo, non si è tirato indietro.
Come descriverti quel che ho provato sentendo l’assolo di “Cielo di Fuoco”? Gioia infinita, sublime, un riconoscimento incredibile per noi che facciamo una musica così impegnata.
Alessandro Bastianelli: L’ingresso della chitarra elettrica, fattore del tutto nuovo per i Syndone, traccia un sentiero per il futuro?
Riccardo Ruggeri: È un argomento di discussione attuale, ne parliamo spesso fra noi.
Volevamo inserire anche un turnista fisso nei live, ma non abbiamo trovato nessuno che ci convincesse.. quindi siamo rimasti fedeli alla linea delle tastiere – ampliate nell’ultimo periodo con l’ingresso di nuovi collaboratori – e di una piccola chitarra acustica a 12 corde che aggiungo io, nei live, per dare più pasta al suono!
Alessandro Bastianelli: Progetti futuri: porterete il disco in giro per l’Italia?
Riccardo Ruggeri: Certamente, da Settembre avremo una copiosa attività live in diversi posti dell’Italia. Cominceremo però ad Agosto in Calabria, dove abbiamo un nutrito ed affezionato gruppo di fan, stiamo organizzando un concerto a Lamezia.
Inoltre saremo a Varese il 4 Settembre al Festival di Veruno, proseguendo poi per Roma, mentre ad Ottobre suoneremo ad Aosta, a Novembre a Torino ed a Dicembre a Genova e Milano. Non posso dirti ancora le date precise, ma vogliamo portare Eros & Tanathos in tutta Italia.